Post

Radiohead – In Rainbows: From the Basement (2008)

Immagine
Un live che sembra un sogno in diretta. In Rainbows – From the Basement non è solo l’esecuzione perfetta di un disco già leggendario, ma un’esperienza intima, ipnotica, quasi spirituale. I Radiohead sono chiusi in un seminterrato ovattato, circondati solo da strumenti, luci morbide e silenzio. Eppure, fanno vibrare il mondo. Non c’è pubblico, solo la musica: House of Cards , Nude , Weird Fishes , Reckoner – ogni brano viene eseguito con una cura millimetrica, ma mai fredda. È come se la band stesse reinventando l’album dal vivo, aggiungendo nuove sfumature di malinconia, mistero, bellezza. Yorke canta con gli occhi chiusi, come se stesse ricordando qualcosa di doloroso e bello insieme. Greenwood si muove tra chitarre, archi e tastiere come un alchimista del suono. Ogni membro è parte di una creatura viva che respira in tempo reale. È il film perfetto per una sera da solo, mentre fuori piove e dentro ti si accende qualcosa. Il suono è puro, e la regia – discreta, rispettosa, el...

Fruitvale Station (2013) – Ryan Coogler

Immagine
Il debutto di Ryan Coogler è una pugnalata che arriva senza preavviso, anche se già sai come va a finire. Fruitvale Station racconta l’ultima giornata di Oscar Grant, ragazzo afroamericano ucciso dalla polizia nella notte di Capodanno 2009. Un film che non urla, ma colpisce più forte proprio perché sceglie l’intimità, i piccoli gesti, la quotidianità. Michael B. Jordan è pazzesco: rende Oscar vero, vivo, pieno di contraddizioni, amore, voglia di cambiare. E quando arriva quella scena finale, devastante e silenziosa, non puoi fare altro che restare lì, con il cuore stretto. Coogler filma con umiltà e rabbia, ma senza retorica. Sembra già sapere che il suo cinema nascerà da questo: dal mettere l’umano al centro, sempre. Un film imprescindibile. E una promessa mantenuta. Fruitvale è anche un esempio perfetto di cinema indipendente impegnato che non scivola mai nel didascalico. Un’opera ancora attuale oggi, simbolo dell’urgenza del Black Lives Matter. Breve (85 minuti), ma incanc...

Prisoners (2013) – Denis Villeneuve

Immagine
Un thriller denso come un temporale, diretto con una calma inquietante da Denis Villeneuve. Prisoners è il classico esempio di film che prende una premessa “da genere” (bambine scomparse, genitori disperati, detective tormentato) e la trasforma in qualcosa di cupo, profondo, quasi esistenziale. Hugh Jackman urla, piange, spacca lavandini, ma sotto la rabbia c’è il volto della paura. Gyllenhaal, invece, è tutto trattenuto: tic nervosi, occhi che scrutano. Il loro scontro silenzioso regge il film come due colonne di tensione. Roger Deakins firma una fotografia che sembra sempre sul punto di collassare: grigia, sporca, immobile. Più che un giallo, sembra un viaggio nella nebbia morale dell’America. La colonna sonora firmata da Jóhann Jóhannsson è discreta ma devastante: entra dove le parole non arrivano. Prisoners ha lanciato Villeneuve nel cinema americano e influenzato una nuova generazione di thriller cupi e autoriali. È anche uno dei pochi film recenti capaci di combinare ten...

Sinners (2025) – Recensione

Immagine
Ryan Coogler torna con Sinners , un'opera folgorante che riscrive le regole del cinema di genere. Ambientato nel Mississippi segregato degli anni '30, il film segue la storia di Smoke e Stack, due gemelli che cercano di costruirsi una vita aprendo un locale blues in una comunità lacerata dal razzismo. Ma in quella terra intrisa di dolore, qualcosa di più oscuro si annida tra gli uomini: vampiri che si nutrono delle anime, prima ancora che del sangue. Sinners è un'esperienza unica: Coogler mescola horror, musica e dramma sociale con una naturalezza che lascia senza fiato. La regia è tesa e vibrante, capace di catturare la polvere nell'aria come il battito spezzato del cuore dei suoi personaggi. Il Mississippi di Sinners è un luogo allucinato, quasi magico, dove il dolore collettivo diventa una maledizione viva. Michael B. Jordan, nel doppio ruolo dei gemelli, è semplicemente straordinario: riesce a differenziare i due personaggi con piccoli gesti, sguardi, sfumatur...

Oppenheimer (2023) – Recensione

Immagine
Con Oppenheimer , Christopher Nolan firma il suo film più complesso e denso. Un'opera monumentale che racconta la nascita della bomba atomica, ma ancora di più il peso morale che schiaccia chi l’ha creata. La struttura narrativa è frammentata e stratificata: salti temporali, punti di vista multipli, colori che cambiano (bianco e nero per il "fatto", colore per il "punto di vista"). Nolan costruisce un mosaico di memoria, colpa e gloria, dove ogni pezzo trova posto solo nel finale. Cillian Murphy è straordinario: il suo Oppenheimer è fragile, geniale, divorato dal senso di responsabilità. Il cast attorno a lui regge il peso di una storia così travolgente, ma è la sua performance il vero cuore del film. Tecnicamente, è un film costruito come un orologio pronto ad esplodere: montaggio serrato, suono assordante, musica di Ludwig Göransson che spinge la tensione al massimo. Nolan sceglie di evitare la CGI anche nelle scene più spettacolari, aumentando l'impa...

The Northman (2022) – Recensione

Immagine
The Northman è un viaggio selvaggio e viscerale nella vendetta. Robert Eggers costruisce un’epopea brutale, cruda e visivamente straordinaria, affondando le mani nel mito norreno e nel sangue. La storia di Amleth è semplice: un principe che vede il padre ucciso dallo zio e giura vendetta. Ma Eggers non si accontenta di un racconto di formazione o di un revenge movie classico: il film scava nel mito e nella follia umana, trascinando lo spettatore tra rituali ancestrali, battaglie all’ultimo respiro e allucinazioni sciamaniche. La regia è magnetica: la macchina da presa segue l’azione con precisione, con sequenze dirette e brutali, senza fronzoli. La fotografia sporca e i paesaggi desolati scolpiscono un mondo dove la natura è indifferente e l’uomo è solo un frammento in balia degli dèi. Alexander Skarsgård è perfetto nel ruolo di Amleth: un corpo trasformato in strumento di vendetta, ma con occhi che ancora raccontano dolore e rassegnazione. The Northman non è un film che cerca ...

Dal tramonto all'alba – Recensione

Immagine
Dal tramonto all'alba è uno di quei film che, a prima vista, ti fa pensare di essere davanti a un thriller/crime quasi normale, ma che, in un colpo di scena al confine tra l’assurdo e il geniale, ti catapulta i n un horror sanguinolento e fuori di testa. Una transizione radicale che sfida ogni convenzione, creando un mix esplosivo di generi. La trama inizia in modo relativamente semplice: i fratelli Gecko, Richard (George Clooney) e Seth (Quentin Tarantino), sono due criminali in fuga verso il Messico dopo una rapina. Durante il loro viaggio, prendono in ostaggio una famiglia e si rifugiano in un locale notturno, il Titty Twister. Ma proprio quando pensi che il film stia seguendo una tipica rotta da thriller, il mondo cambia radicalmente. Da un momento all’altro, il locale si trasforma in un’arena infestata da creature mostruose, e ciò che sembrava un semplice film di rapina diventa un'orgia di sangue, caos e creature sovrannaturali. Rodriguez riesce a mantenere il ritmo a...