The Northman (2022) – Recensione
The Northman è un viaggio selvaggio e viscerale nella vendetta.
Robert Eggers costruisce un’epopea brutale, cruda e visivamente straordinaria,
affondando le mani nel mito norreno e nel sangue.
La storia di Amleth è semplice: un principe che vede il padre ucciso dallo zio
e giura vendetta. Ma Eggers non si accontenta di un racconto di formazione o di
un revenge movie classico: il film scava nel mito e nella follia umana,
trascinando lo spettatore tra rituali ancestrali, battaglie all’ultimo respiro
e allucinazioni sciamaniche.
La regia è magnetica: la macchina da presa segue l’azione con precisione, con
sequenze dirette e brutali, senza fronzoli. La fotografia sporca e i paesaggi
desolati scolpiscono un mondo dove la natura è indifferente e l’uomo è solo un frammento
in balia degli dèi.
Alexander Skarsgård è perfetto nel ruolo di Amleth: un corpo trasformato in
strumento di vendetta, ma con occhi che ancora raccontano dolore e
rassegnazione.
The Northman non è un film che cerca compromessi: è violento, cupo, ossessivo.
E proprio per questo funziona.
Non tutti ci entreranno fino in fondo, ma chi ci entra vivrà un’esperienza
cinematografica rara, ruvida, potente.
Voto: 9/10
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