Recensione: Twin Peaks - Stagione 1 (1990)
Otto episodi bastano per rivoluzionare la TV? Sì, se dietro ci sono David Lynch e Mark Frost. La prima stagione di Twin Peaks è uscita nel 1990 e ha cambiato tutto, mescolando giallo, dramma, commedia e soprannaturale in un modo che nessuno aveva mai visto prima.
Tutto parte con il ritrovamento del corpo di Laura Palmer, la ragazza perfetta della cittadina di Twin Peaks. L’agente dell’FBI Dale Cooper arriva per indagare, ma capisce subito che dietro l’apparenza tranquilla del posto si nascondono segreti assurdi e inquietanti.
Quello che rende la serie unica è il suo modo di bilanciare momenti onirici e surreali con la quotidianità e persino l’umorismo. Ci sono scene che sembrano uscite da un sogno, come quelle nella "stanza rossa", dove si parla al contrario e niente ha senso. Poi, ci sono momenti bizzarri con personaggi che sembrano usciti da una soap opera, ma l’effetto non risulta mai fuori posto. È un mix che, a sentirlo così, non dovrebbe funzionare, eppure riesce a integrarsi perfettamente, creando un’atmosfera che solo Twin Peaks sa offrire.
I personaggi sono scritti benissimo, ognuno con il proprio mistero. Cooper, con la sua ossessione per il caffè e il suo modo zen di affrontare l’indagine, è semplicemente iconico. Audrey Horne, che all’inizio sembra la classica ragazza viziata, diventa sempre più interessante e sfaccettata. E poi ci sono tutti gli altri, dai più folli ai più tragici, che rendono la cittadina di Twin Peaks un posto che non si dimentica.
Voto: 9/10
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