Lo chiamavano Jeeg Robot – Recensione
Claudio Santamaria
è Enzo, un piccolo criminale che, dopo essere caduto nel Tevere, si ritrova con
una forza sovrumana. Ma invece di lanciarsi a salvare il mondo, lui fa quello
che farebbe chiunque: usa i poteri per fare soldi. Solo che poi arriva Alessia
(Ilenia Pastorelli), convinta che lui sia il vero Jeeg Robot. Ma il re della
scena è Luca Marinelli. Lo Zingaro è uno dei cattivi più memorabili che il
cinema italiano abbia mai sfornato. Psicopatico, narcisista, a metà tra un
gangster e una rockstar fallita.
Mainetti
dirige con mestiere, senza mai strafare, e il film riesce a mantenere un
equilibrio raro: è tamarro senza essere ridicolo, sentimentale senza essere
stucchevole. Mescola il genere supereroistico con un tocco di malinconia, con
botte, sangue e un'atmosfera cruda e realistica. La colonna sonora, tra musiche
epiche e canzoni anni '80, dà al tutto una personalità unica. Certo, qualche
limite di budget si sente, gli effetti speciali non sempre convincono, alcune
sequenze d’azione avrebbero potuto avere più impatto e il terzo atto non è
esplosivo come potrebbe, ma il film funziona perché ha un cuore, cosa che manca
a tanti blockbuster infiocchettati.
Lo
chiamavano Jeeg Robot è uno dei
migliori film di genere che il nostro cinema abbia prodotto negli ultimi anni.
Voto: 8/10
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