La conversazione – Recensione


Tra Il padrino e Il padrino - Parte II, Coppola realizza un thriller psicologico che colpisce dritto allo stomaco. La conversazione è un film sulla sorveglianza, ma soprattutto sull’ossessione e sul rimorso.

Harry Caul (Gene Hackman) è un esperto di intercettazioni, un uomo che vive di segreti ma non condivide mai i propri. Quando registra una conversazione tra due amanti e sospetta che siano in pericolo, la sua professionalità inizia a sgretolarsi. Il dubbio si insinua: sta solo facendo il suo lavoro o è complice di qualcosa di terribile? Il tarlo lo consuma, portandolo sempre più vicino al baratro.

Coppola gira in modo essenziale, senza eccessi, lasciando che il sound design e il montaggio costruiscano la tensione. La fotografia di Bill Butler è livida, cupa. Gene Hackman è perfetto: introverso, tormentato, un uomo che cerca di proteggersi dal mondo ma finisce schiacciato dalla sua solitudine.

Il finale è un colpo secco, un incubo che si chiude su Harry e sullo spettatore. Meno celebrato rispetto ad altri film di Coppola, ma tra i suoi migliori. La conversazione non è solo un grande thriller, ma uno studio sulla paranoia, sul senso di colpa e sulla paura di perdere il controllo. Un capolavoro che non invecchia, ancora inquietante oggi come allora.

Voto: 9/10

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