Flow – Recensione
L’animazione può essere un'esperienza sensoriale che va oltre la narrazione tradizionale, e Flow, diretto da Gints Zilbalodis, ne è la prova. Il film segue un gatto che, dopo una catastrofe naturale, si ritrova a vagare su un fiume, accompagnato da altri animali. Non ci sono dialoghi, solo immagini e musica che costruiscono un racconto minimalista ma evocativo.
Zilbalodis, già autore di Away, mantiene il suo stile essenziale e immersivo, sfruttando movimenti fluidi e atmosfere sospese. Flow esplora temi come la convivenza e l’istinto di sopravvivenza, con un protagonista solitario che deve adattarsi a un gruppo di animali molto diversi tra loro. La regia riesce a far percepire tanto la libertà del viaggio quanto la solitudine del protagonista.
Visivamente, il film colpisce per la sua semplicità raffinata: colori tenui, movimenti leggeri e un'attenzione quasi ipnotica al fluire dell’acqua e delle emozioni. La colonna sonora crea un mix di meraviglia e malinconia, rendendo l'intero racconto più contemplativo che narrativo.
Flow potrebbe non essere per tutti: il suo ritmo lento e il minimalismo potrebbero spiazzare chi cerca una storia più convenzionale. Tuttavia, per chi cerca un'esperienza cinematografica unica, immersiva e meditativa, questo viaggio immersivo è assolutamente da non perdere.
Voto: 8.5/10.
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