Recensione Skyfall
Skyfall è il Bond che porta al massimo tutto quello che ha funzionato nei film di Craig: azione più realistica, un protagonista più umano e una storia che pesa davvero sul personaggio. Daniel Craig è nel pieno della sua corsa come 007, ma qui lo vediamo a pezzi, più vulnerabile che mai. Ferito, invecchiato, in crisi. Non è l'agente perfetto, è uno che sbaglia, che si perde. E proprio per questo funziona alla grande.
Sam Mendes
dirige con stile e costruisce ogni scena in modo spettacolare, aiutato dalla
fotografia assurda di Roger Deakins. Ci sono immagini che restano impresse, come la lotta a Shanghai illuminata al neon o
il finale nella casa in fiamme.
Javier
Bardem è un villain da paura: inquietante, imprevedibile, teatrale ma sempre
credibile. E poi c’è il resto: l’azione girata da dio, la colonna sonora
perfetta di Thomas Newman e il tema di Adele, che ti entra in testa subito e
aggiunge un tocco malinconico.
Ma Skyfall
è soprattutto il film che mette Bond alla prova come mai prima: ferito, messo
in discussione, costretto a dimostrare di essere ancora all’altezza. Il passato
torna a farsi sentire, il rapporto con M diventa centrale, quasi materno, e
porta a un addio che segna un prima e un dopo nella saga.
Non è la
rivoluzione di Casino Royale, ma è il capitolo più raffinato,
visivamente curato e iconico della saga di Craig.
Voto: 8/10
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