Recensione di Babylon


Chazelle qui va a mille. Babylon è un film gigantesco, esagerato, completamente fuori controllo. Tre ore di eccessi, sogni, successi e crolli. Il cinema è sia magia che condanna.

Si parla della Hollywood degli anni ‘20, quando il passaggio dal muto al sonoro ha distrutto carriere e creato nuove star. C’è chi prova a farsi strada, come Manny (Diego Calva), che parte da assistente tuttofare per arrivare ai piani alti. C’è Nellie LaRoy (Margot Robbie), che vuole essere una star a tutti i costi ma ha un carattere autodistruttivo. E poi c’è Jack Conrad (Brad Pitt), attore del cinema muto che all’improvviso non riconosce più il suo mondo. Un sistema che divora e sputa via chi non riesce a stare al passo.

A livello visivo è assurdo. La macchina da presa si muove senza sosta, il montaggio è velocissimo, la colonna sonora di Justin Hurwitz è incredibile. Alcune scene sono pura adrenalina, altre sono così caotiche da essere quasi snervanti. La festa iniziale: gente che urla, suona, vomita, scopa ovunque, elefanti in salotto. Poi c’è la scena delle riprese del primo film sonoro con Margot Robbie che sbrocca per i rumori di fondo. Anche la parte con Tobey Maguire nel mondo sotterraneo, un incubo a occhi aperti che sfoca quasi nell’horror, disturbante e inquietante da morire.

E poi arriva il finale. Un colpo al cuore. Quel montaggio è la dichiarazione d’amore definitiva al cinema, e se il film ti ha preso, è impossibile non sentirsi travolti.

Non è un film per tutti i gusti, perché è lungo e a volte ridondante. Ma quando colpisce, colpisce forte, con una forza devastante.

Voto: 9/10

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