Povere Creature – Recensione
Yorgos Lanthimos ha fatto un film che sembra un esperimento di laboratorio andato fuori controllo, ma in senso positivo. È una storia che richiama Frankenstein, con atmosfere che ricordano certi romanzi steampunk. Un mix assurdo di situazioni grottesche, ironia e momenti visivamente incredibili, con una protagonista straordinaria.
Emma Stone è spaziale. Il suo personaggio, Bella Baxter, all’inizio ha la mente di un bambino nel corpo di un adulto e cresce scena dopo scena, diventando sempre più consapevole. Il modo in cui cambia il suo modo di parlare, di muoversi e persino di guardare gli altri è incredibile. Un’interpretazione più che riuscita e profonda.
Visivamente il film è una bomba. Il bianco e nero dell’inizio, i colori accesi dopo, le scenografie enormi e dettagliatissime, le inquadrature storte, gli obiettivi grandangolari che deformano lo spazio. Ogni fotogramma è studiato nei minimi dettagli.
Mark Ruffalo è perfetto nel ruolo di un damerino ridicolo, viscido e pure un po’ sfigato. Non è il classico maschio affascinante da film in costume: è goffo, insicuro, si agita e fa figuracce in continuazione.
Poi c’è tutto il lato filosofico. Il film parla di libertà, identità, sesso, potere. Ma non lo fa con spiegoni noiosi, ma con situazioni assurde che ti costringono a riflettere. Bella affronta il mondo senza freni, senza vergogna o sensi di colpa, e questo è tanto divertente da vedere quanto spiazzante.
Se c’è un difetto, la parte centrale si dilunga un po’ troppo. Alcune scene ribadiscono concetti che abbiamo già capito e rallentano un po’ il ritmo.
In conclusione, Povere Creature è un trip assurdo. Grottesco, esagerato, ma anche toccante e con un’estetica che spacca. Non è perfetto, ma è sicuramente uno dei film più originali degli ultimi anni.
Voto: 8.5/10
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