Recensione di Inherent Vice (2014)


Inherent Vice di Paul Thomas Anderson è un film strano, un mix di noir e commedia. Segue Doc Sportello (Joaquin Phoenix), un investigatore privato perennemente fatto, che si ritrova in mezzo a rapimenti, tradimenti e cospirazioni che non sempre hanno senso. Ma va bene così, perché il punto non è capire tutto.

Il film è un trip. Gli anni ’70 sono ricreati alla perfezione, con colori vivaci e una colonna sonora incredibile. Ci sono pezzi come “Vitamin C” dei Can e “Harvest” di Neil Young che ti portano dritto in quell’epoca.

Joaquin Phoenix è fantastico. Doc è un detective pasticcione ma simpatico, uno che cerca di orientarsi in una situazione che gli sfugge di mano. L’indagine sembra più una scusa per raccontare la fine del sogno hippie e l’inizio di un’epoca più cinica.

La trama è confusa e piena di cose strane, ma è questo il bello: Inherent Vice è più un’esperienza che una storia. Le battute sono strane, ma riescono sempre a strappare un sorriso.

Il cast di supporto è pazzesco. Josh Brolin è perfetto come poliziotto duro e un po’ ridicolo, e le sue scene con Phoenix sono tra le migliori. Ci sono anche Katherine Waterston, Reese Witherspoon e Owen Wilson.

Voto: 8/10
Inherent Vice non è per tutti, ma se ti piacciono le storie strane e un po’ fuori di testa, vale la pena guardarlo. È un viaggio assurdo che ti lascia qualcosa addosso. Se vuoi qualcosa di diverso dal solito, questo film fa per te.

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