No Country for Old Men – Recensione
I fratelli Coen firmano uno dei thriller più gelidi e spietati del cinema moderno con No Country for Old Men, tratto dal romanzo di Cormac McCarthy. Un film che inizia come un noir classico – un uomo trova una valigetta piena di soldi e si mette nei guai – ma diventa qualcosa di molto più grande, una riflessione sulla violenza, il destino e il tempo che scorre inesorabile.
Al centro c’è Anton Chigurh, killer implacabile
con un principio tutto suo, interpretato da un Javier Bardem glaciale e
inquietante. La sua moneta lanciata in aria decide chi vive e chi muore, come
se il caso fosse l’unica legge rimasta. A dargli filo da torcere ci sono
Llewelyn Moss (Josh Brolin), un reduce di guerra che tenta di sfuggire alla sua
caccia, e lo sceriffo Bell (Tommy Lee Jones), troppo vecchio per capire la
violenza che ormai domina il mondo.
I Coen girano con una precisione chirurgica:
niente colonna sonora, dialoghi essenziali e un’atmosfera che mette addosso un
senso di ineluttabilità. Roger Deakins riprende il Texas in modo secco e
diretto, con paesaggi polverosi e luci calde che fanno sentire il peso di quel
mondo. Ogni scena sembra carica di tensione, anche quando non succede niente.
La violenza è continua, arriva senza avvertire, senza eroismo, senza giustizia.
Il finale spiazza, ma è perfettamente in linea con un film che non dà risposte
facili.
Un western moderno travestito da thriller, con
una regia magistrale e un villain destinato a restare nella storia del cinema.
Voto: 10/10.
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